40 days. Artisti in quarantena
40 days. Artisti in quarantena, catalogo della mostra (Torino, Associazione Quasi Quadro, 26 novembre 2020 – 10 gennaio 2021) a cura di M. Lapperier, Vanillaedizioni, Albissola Marina, 2020.
40 DAYS
ARTISTI IN QUARANTENA
Mattia Lapperier
In passato per quarantena si intendeva un periodo di segregazione della durata complessiva di quaranta giorni. Persone, animali o cose ritenute in grado di recare germi di malattie infettive, provenienti per lo più da luoghi esotici, erano pertanto obbligati all’isolamento. Nella Bibbia il numero quaranta ricorre molte volte, spesso per indicare un periodo di prova, di isolamento o purificazione. Innumerevoli potrebbero essere gli esempi che confermino tale simbologia ma basti qui menzionare il Diluvio Universale che durò appunto quaranta giorni e quaranta notti; Mosè che sostò sul monte Sinai in attesa della legge divina per quaranta giorni; Gesù Cristo che per lo stesso lasso di tempo si ritirò nel deserto. Per restare in ambito cristiano, i fedeli inoltre, tra rinunce e
digiuni, attendono di celebrare la Pasqua dopo un periodo liturgico della medesima durata, detto Quaresima, appunto. Se a ciò si aggiunge che la gravidanza di una donna dura circa quaranta settimane, che il numero quaranta, secondo la smorfia napoletana, rappresenta la noia e che in termini esoterici esso indica la “prova iniziata”, il trapasso che permette una seconda nascita; risulta chiaro che, almeno da un punto di vista simbolico, tale numero e, per estensione tale intervallo di tempo, assuma di per sé il significato di interruzione, sospensione, indugio, attesa.
A prescindere dalla durata effettiva del lockdown italiano che, com’è noto, è stato nei fatti superiore ai quaranta giorni, il titolo della mostra, abbracciando tale simbologia numerica, allude all’eccezionale fase di segregazione totale che l’Italia, per prima tra tutti i paesi europei, ha sperimentato a partire dal 10 marzo, sino alle graduali riaperture che si sono verificate dal 4 maggio 2020 in poi. Com’è sotto gli occhi di tutti – persino del più irriducibile dei negazionisti – il mondo ha attraversato una crisi sanitaria inedita che inevitabilmente ha causato ripercussioni concrete anche sul piano economico e politico, nonché su quello sociale e psicologico. Il mondo si è fermato e con esso il nostro corpo che è sprofondato in uno stato letargico dal quale è risultato talvolta arduo trovare scampo. È così che le componenti più immateriali del nostro essere – il pensiero, le emozioni, persino la spiritualità – hanno prevalso inaspettatamente sul corpo, invadendo lo spazio interiore di chi, in particolare, manifesta maggiore sensibilità per l’arte. Probabilmente è proprio questa la ragione per cui, mentre tutto si è irrimediabilmente interrotto o ha trovato il modo di procedere per via telematica, gli artisti – nel senso più ampio del termine – hanno sfruttato tale periodo per conferire nuovo impulso alle proprie sperimentazioni. Indubbiamente tra alti e bassi,
certamente con tutte le difficoltà del caso ma è comunque innegabile che tale straniante parentesi si sia rivelata feconda per le loro ricerche.
Se, come accennato, risulta impossibile sostenere che il lockdown non abbia avuto conseguenze sotto molteplici aspetti – anche in minima parte e limitatamente alla storia privata di ciascuno di noi – la mostra intende offrire una panoramica su quell’arte nata a caldo, in tali giorni cruciali. Pertanto essa è stata concepita proprio come un dispositivo atto a registrare l’attività di quattordici degli artisti che hanno continuato a lavorare su tutto il territorio nazionale durante tale particolare circostanza senza precedenti, almeno nella storia recente. Proprio come è accaduto per la pressoché totalità delle professioni, anche quella dell’artista ha subito inevitabilmente dei mutamenti sostanziali, in questa fase. Molti di loro non sono riusciti a lavorare in studio, magari perché non raggiungibile a causa delle restrizioni; altri non hanno avuto a disposizione i consueti strumenti e supporti; altri ancora si sono chiusi in un iniziale silenzio che però, con il tempo, si è rivelato gravido di conseguenze positive per il proprio percorso professionale e umano. Per alcuni artisti il lockdown ha persino rappresentato l’occasione per sperimentare tecniche nuove o non praticate da molto tempo. Per altri, il momento giusto per intervenire, a distanza di anni, su vecchie opere o magari per riscoprire supporti tenuti da parte e mai utilizzati o, nei casi più radicali, per approcciarsi in modo rinnovato al proprio stesso lavoro. Benché indotta da cause esterne, tale inedita modifica delle consuetudini più interiorizzate risulta comunque determinante nella valutazione complessiva di ogni pratica artistica condotta in quarantena. Si potrebbe arrivare ad affermare che l’isolamento sociale abbia originato lavori che, pur in tendenziale continuità con
il linguaggio di ciascun artista, hanno rappresentato a tutti gli effetti una tappa significativa nel loro percorso. Hanno determinato un prima e un dopo, una svolta necessaria ma non per questo definitiva; un attimo sospeso di pura ricerca portata avanti per lo più in solitudine, tra tentativi, fallimenti, infinite prove, pazienti verifiche e risultati soddisfacenti.
Il volume integrale, comprendente una premessa dell’autore, il testo critico e un testo di presentazione per ciascuno dei quattordici artisti aderenti al progetto, è disponibile sul sito di Vanillaedizioni.