La biblioteca di Luigi Russolo. Riflessi di un percorso artistico multiforme e discontinuo
M. Lapperier, La biblioteca di Luigi Russolo / Riflessi di un percorso artistico multiforme e discontinuo, in «Arte Lombarda» 182-183, 1-2 (2018), pp. 123-148.
Abstract
Quel che rimane oggi della biblioteca appartenuta a Luigi Russolo è solo un frammento di quello che fu in origine. Ciononostante, l’insieme di volumi che sappiamo gli appartennero costituisce una sorta di specchio in cui è riflessa la vasta cultura estremamente eterogenea che sempre gli attribuì chi lo conobbe da un punto di vista personale o professionale. È significativo, a tal proposito, limitandoci a un solo esempio, che Russolo fu menzionato da Umberto Boccioni in occasione della conferenza romana che quest’ultimo tenne presso il Circolo Internazionale Artistico, nel maggio 1911, per le sue idee più che per i dipinti.
L’innata curiosità, la propensione alla teoria e alla ricerca sono dimostrati anche dalla vastità di interessi che Russolo maturò nel corso della propria esistenza. Egli, con una certa discontinuità ma sempre sospinto da un insaziabile bisogno di apprendere e conoscere, dedicò tutto se stesso a un sorprendente numero di discipline, passando con disinvoltura dall’incisione su metallo alla pittura a olio, dalle sperimentazioni in campo sonoro all’invenzione di strumenti musicali, dalla saggistica allo studio sistematico delle dottrine più disparate che spaziano dall’occulto, alla filosofia alle discipline orientali.
Due singolari elenchi redatti dalla moglie Maria Zanovello nel novembre 1956 – oggi conservati presso l’Archivio del ‘900 del Mart di Rovereto – permettono di conoscere ciò che Russolo leggeva poiché essi enumerano in modo ordinato e preciso l’insieme di tutti i volumi che gli appartennero. I suddetti elenchi sono aggiornati a circa dieci anni dalla morte dell’artista (avvenuta a Laveno il 7 febbraio 1947), quando il totale dei testi ammontava esattamente a 608.
Soffermandoci con maggiore sistematicità sui due inventari, sino ad oggi mai presi in considerazione dalla critica, è possibile acquisire una maggiore consapevolezza su quali e quanti fossero gli studi di Russolo, quali fossero realmente le sue passioni e interessi. Ancor più interessante è constatare che alcuni volumi offrono stimolanti spunti di riflessione a proposito di determinate scelte iconografiche caratterizzanti alcune opere su carta o tela. Altri, per di più, sono in grado di motivare alcune tematiche affrontate da Russolo (anche in qualità di saggista) e, al contempo, di fornire una base teorica a ogni tipo di sperimentazione che lo tenne costantemente occupato, in tutti i campi da lui esplorati.
In altre parole, il focus sulle letture consente, almeno in qualche misura, di colmare il vuoto documentario che da sempre grava su una puntuale conoscenza della sua formazione artistica da un lato e della sua attività di acquafortista e pittore dall’altro.
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